Contattologia

Fattori di rischio in cheratiti microbiche con l’uso di lenti a contatto

Estratto Tesi di Laurea: Emanuele Amati

Relatore M. Frisani, M. Serio

Corso di Laurea in Ottica e Optometria, Università degli Studi di Torino

Abstract - Le cheratiti microbiche dovute all’uso inopportuno delle lenti a contatto rappresentano la causa più comune di cheratiti nella comunità di portatori. In questa tesi sono stati analizzati i dati provenienti da questionari somministrati da personale medico ospedaliero a 49 soggetti affetti da quest’infezione, con il chiaro intento di individuare i comportamenti inadeguati durante il porto o la manutenzione delle LAC e degli accessori annessi (portalenti, soluzione). Il campione presenta una maggioranza di donne (73,9%) e una distribuzione uniforme dell’età. I risultati più rilevanti sono così riassumibili: la maggior parte dei soggetti esaminati sono portatori non occasionali (l’82,7% porta le lenti tutto il giorno e il 91,8% più di 6 giorni a settimana), 20 dormono occasionalmente con le LAC (40,8%), 35 non puliscono costantemente il contenitore o lo fanno con acqua corrente (72,9%), 40 non effettuano controlli regolari con le lenti indosso (83,3%) e 24 persone non cambiano le lenti alla data raccomandata (49%). Se i portatori di lenti a contatto riuscissero a seguire queste principali norme di comportamento, il tasso d’incidenza delle cheratiti probabilmente si ridurrebbe, consentendo loro di vivere con maggior serenità il porto con le lenti.

INTRODUZIONE

Un difetto visivo pregiudica la vita di tutti i giorni. Le soluzioni per la risoluzione di problemi visivi, al di fuori di un ambito strettamente medico-chirurgico, sono essenzialmente due: l’utilizzo di occhiali o di lenti a contatto. Le lenti a contatto (LAC) rappresentano una soluzione preferibile se gli occhiali sono mal tollerati o non sono esteticamente accettati. Interagendo però a stretto contatto con la superficie oculare, le lenti possono procurare inconvenienti infiammatori con maggiore frequenza ed intensità rispetto ai comuni occhiali. In questa tesi sono stati analizzati, tramite questionari somministrati a pazienti portatori di LAC e affetti da cheratiti, i fattori di rischio e le abitudini di cura e gestione delle lenti.

Le complicanze indotte dalle lenti a contatto

L’utilizzo delle lenti a contatto è sempre più diffuso in tutto il mondo. Stapleton et al (2007) hanno stimato che ci sono più di 140 milioni di individui che le indossano; ben 45 solo negli Stati Uniti [Cope et al; 2017]. Numeri molto alti che sono comunque costantemente in crescita. L’aspetto più critico nella pratica dei professionisti che applicano lenti a contatto è tenere sotto controllo la risposta oculare all’inserimento della lente, la quale potrebbe essere fisiologicamente accettata così come potrebbe portare gravi rischi. Questi comprendono un range molto ampio di casi, da una semplice diminuzione di acuità visiva fino addirittura alla completa cecità nel più malaugurato caso.

Classificare le complicanze indotte da lenti a contatto non è semplice, visto la varietà di casi in cui ci si può imbattere nella pratica clinica. Tutte le complicanze infiammatorie cessano di svilupparsi al momento della rimozione della lente e non sono pericolose minacce alla vista. L’unica che non segue questa linea è la più rara e temuta in contattologia: la cheratite microbica (MK). Essa è un’infiammazione acuta della cornea che, se non trattata adeguatamente e in modo tempestivo, può portare a perdita della visione, anche permanente. I criteri per definirla sono una coltura corneale positiva o un infiltrato che abbia almeno una delle seguenti caratteristiche: almeno una parte lesionata nei 4 mm centrali, uveiti oppure dolore. Viene definita “severa” se, una volta terminata, porta una perdita di almeno 5 decimi di acuità visiva senza nessun’altra causa attribuibile oppure “moderata” se c’è il ritrovamento di coltura positiva, ipopion o un interessamento corneale centrale. Tutti gli altri casi sono meno gravi e sono detti “leggeri” [Dart et al con cit. interne; 2008]. Segni e sintomi della MK sono ben sottolineati nello studio australiano di Carnt et al (2017): in questi casi è comune riscontrare un forte dolore, fotofobia, severa suppurazione, abbondante epifora e difetti epiteliali. In base alla loro tipologia si possono suddividere le cheratiti microbiche in tre grandi raggruppamenti: batteriche, le più comuni con il 90% circa dei casi, le micotiche, causate da funghi come Fusarium e Aspergillus o da lieviti (Candida) e infine le cheratiti da Acanthamoeba, protozoo presente soprattutto nell’acqua corrente.

La diagnosi delle cheratiti si effettua tramite l’ausilio della lampada a fessura, con la quale si può valutare la grandezza, la locazione, la forma e la profondità del danno. Con la fluoresceina si evidenziano i difetti epiteliali.

L’incidenza di cheratiti legate all’uso di lenti a contatto è un argomento molto indagato in letteratura.

Masters et al (2017) ha notato che il porto prolungato è un fattore di rischio almeno 5 volte superiore al porto giornaliero. Le incidenze annuali di entrambi i tipi di lenti morbide sono rimaste abbastanza stabili dal 1989 al 2008, anno dell’ultimo studio preso in esame. Si contraddice così la convinzione comune che i danni causati da lenti a contatto aumentino anno dopo anno.

Per quanto riguarda le lenti monouso (DD) il valore è compreso fra 1,9 e 4,9 per 10.000 individui. Ciò attesta che, con queste LAC, la probabilità d’infezione è simile rispetto alle morbide giornaliere a sostituzione bisettimanale, mensile ecc. [Stapleton, Carnt con cit.interne; 2012]. Le lenti rigide gas-permeabili (RGP) ad uso quotidiano possiedono il pregio di avere il tasso d’incidenza più basso fra le tipologie applicabili (0,8 per 10.000).

I fattori di rischio e la compliance con il professionista

Si può definire il termine compliance come una partnership fra applicatore e portatore avente come punto cardine il passaggio di informazioni e norme da parte del primo e la loro attuazione da parte del secondo. Esse comprendono le principali norme igieniche, i corretti comportamenti da seguire con le lenti (applicazione, sostituzione, pulizia) e annessi accessori (soluzioni, portalenti) oltre che sottoporsi alle visite di controllo ad intervalli regolari [Claydon, Efron; 1994].

Spesso gli applicatori, invece di cercare di capire le ragioni dell’insuccesso, tendono ad incolpare il paziente della poca compliance. I soggetti sono molte volte confusi dalle raccomandazioni ricevute, in alcuni casi addirittura non ne ricevono alcuna [Livi et al con cit. interne; 2017]. Infatti, nel report settimanale del CDC (Centers for Disease Control and Prevention), è stata riportata un’allarmante negligenza da parte dei professionisti nel ricordare ai portatori le linee guida da dover assolutamente seguire: solamente il 3% degli intervistati ricorda che gli siano state date tutte le informazione necessarie, a discapito del 33% a cui non è stato dato nessun tipo di raccomandazione [Konne et al; 2019].

Per Lim et al [2016] i fattori di rischio possono essere suddivisibili in due categorie: modificabili e non modificabili. I primi includono il porto notturno di lenti a contatto, scarsa igiene nel lavaggio delle mani, scarsa o assente pulizia di lenti e portalenti e il fumo. Nel secondo gruppo, invece, rientrano genere, età e stato socioeconomico.

In uno studio condotto in Italia [Livi et al; 2017], è emerso che il 22,6% dei portatori riutilizza la stessa Lac monouso (DD) almeno una volta al mese: i motivi sono raffigurati nella Figura 1.

Il portalenti viene spesso trascurato ed è molto comune che i soggetti lo cambino addirittura passati i 6 mesi. Se si pensa che bastano 2 settimane ai batteri per creare un biofilm al suo interno, pare chiaro quanto sia elevato il tempo in cui le lenti sono a contatto con agenti patogeni [Wu et al; 2015]. In una ricerca di Gray et al [1995] sono stati analizzati 101 portalenti di altrettante persone, trovando che solamente il 19% era sterile a dispetto dell’81% contaminato dai vari batteri, funghi e protozoi. È molto importante per gli utilizzatori di LAC evitare di farle entrare in contatto con l’acqua corrente e di rubinetto. Nel 2017 è stato dimostrato che anche fare la doccia, la sauna e il bagno in piscina o al mare può essere un fattore di rischio, soprattutto per l’infezione da Acanthamoeba.

TESI

L’obiettivo di questo studio è stato quello di indagare le caratteristiche della tipologia delle lenti a contatto, del sistema di manutenzione, del rispetto delle principali norme igieniche e del tipo e delle frequenze dei controlli specialistici dei portatori di lenti a contatto. A questo scopo è stato redatto un questionario dal titolo “QEALAC” (acronimo di Questionario Evento Avverso LAC). Questo è stato fatto compilare dagli operatori del Pronto Soccorso per i soggetti con infezioni corneali gravi (cheratiti microbiche) causate da lenti a contatto. In questa tesi sono stati esaminati i questionari somministrati a pazienti che, dopo una prima terapia con somministrazione antibiotica, non abbiano reagito efficacemente alla cura e che quindi si siano presentati nuovamente all’ospedale. Sono stati contattati 3 centri oftalmici per la distribuzione; i dati analizzati provengono dall’Ospedale dei Pellegrini di Napoli (ASL Napoli 1), l’unico presidio in cui è stata rispettata la variabile recidiva degli esaminati. L’attività di rilevazione è stata svolta in un periodo di 9 mesi a cavallo fra il 2018 e il 2019.

Il questionario è stato redatto in forma cartacea e compilato dal personale ospedaliero secondo le risposte del soggetto esaminato. Esso è costituito da una prima parte riguardante le generalità del soggetto (iniziali del nome e del cognome, data di nascita, età, genere e titolo di studio) e da una seconda in cui si trovano 15 domande di facile comprensione. Esse sono state stilate dopo un’attenta revisione sistematica della letteratura sui fattori di rischio correlati alle cheratiti microbiche causate dall’uso di lenti a contatto

Il campione è formato da 49 questionari. Il genere predisponente è quello femminile, con 34 donne su 46 partecipanti (73,9%). Questo disequilibrio è evidenziato anche nello studio australiano di Green et al (2019), il quale ritiene che siano le donne le più inclini ad infezioni oculari. Nella stessa indagine, una maggiore propensione alle cheratiti è stata rilevata anche per i soggetti più giovani. Nel campione in esame la distribuzione per età dei soggetti con MK non fornisce però riscontro a quanto affermato da Green, data l’uniformità della distribuzione.

Nei prossimi grafici sono state prese in esame le risposte più significative alle domande del questionario.


Discussione

Come si è potuto notare nei capitoli precedenti, i fattori di rischio associati all’uso di lenti a contatto che possono provocare cheratiti microbiche, sono dei più variegati. Solamente un’attenta e scrupolosa osservanza delle norme igieniche, della manutenzione della lente e degli accessori ad essa connessi garantisce una confortevole e duratura esperienza con le lenti a contatto.

Nel lavoro presentato a Bologna al corso “L’ametrope del futuro: il profilo della visione che verrà” (2019) M. Frisani ha indicato come fattori di rischio più rilevanti la manutenzione e il ricambio del portalenti, il porto notturno delle LAC e la tipologia di manutenzione. Aggiungendo ad essi la sostituzione della lente oltre al termine stabilito dalla casa produttrice e l’esposizione all’acqua, ecco che si delineano i fattori che maggiormente incidono sulle cheratiti. Nella Figura 2 sono esposte le percentuali di rischio attribuibili (PAR) a ciascun elemento. Il PAR viene definito appunto come percentuale della malattia nella popolazione che può essere attribuita all’esposizione ad un determinato fattore.

Figura 2 - PAR per i fattori di rischio presi in esame durante il corso di Bologna. Su gentile concessione del Prof. Mauro Frisani.

Le risposte fornite dal campione in esame alle domande relative a questi possibili rischi per i portatori sono emblematiche. Partendo dalla manutenzione del contenitore si nota immediatamente come la sostituzione programmata è riscontrabile solamente nel 40,9% dei soggetti. La restante parte ha sottovalutato questo aspetto e lo ha rimpiazzato con uno nuovo solamente quando se ne rammentava (54,6%) oppure ogni 6 mesi (4,5%). Anche la pulizia ha evidenziato una scarsa compliance dei partecipanti a questo studio: il 58,3% lo ha pulito erroneamente con acqua corrente e una piccola percentuale non lo ha affatto lavato.

Per ciò che riguarda il sistema di manutenzione, la soluzione più utilizzata è stata quella unica (67,4%), seguita dalla soluzione salina e dalla simultaneità delle due. Solamente un soggetto ha utilizzato l’acqua mentre nessuno ha fatto uso del perossido d’idrogeno, dato conseguente alla mancanza di portatori di LAC RGP nel campione.

Il porto notturno è probabilmente il fattore più rischioso fra quelli sopraelencati. Negli individui analizzati, ben il 40,8% ha ammesso di aver dormito qualche volta con le lenti e l’8,2% frequentemente. Negli ultimi anni fortunatamente, l’aumento delle Daily Disposable ha contribuito alla diminuzione di tale dato.

L’esposizione all’acqua è ricorrente nei portatori di LAC, soprattutto perché incuranti dei pericoli e perché spesso istruiti scorrettamente dagli applicatori: ben il 71,4% degli intervistati ha avuto almeno un contatto con l’acqua (doccia, mare, piscina).

Inoltre, è abitudine ricorrente dei portatori non rispettare il MRRF (Manufacturer’s Recommended Replacement Frequency). Il 49% ha utilizzato la lente più del dovuto, usandola oltre la scadenza oppure sostituendola solo nel momento in cui essa non avesse più garantito una visione soddisfacente.

Sicuramente un buon punto di partenza per evitare spiacevoli danni è sottoporsi a controlli regolari da un professionista. Il dato relativo ai controlli è preoccupante: il 54,2% dei soggetti non esegue visite specialistiche a cui si deve aggiungere il 29,2% che nonostante effettui gli esami, lo fa senza aver indosso le lenti.

Questo studio, nonostante il campione non numeroso, cerca di sottolineare quali siano i comportamenti più pericolosi da adottare con le LAC. Il porto notturno è assolutamente una condotta da evitare se si vogliono scongiurare danni corneali. Il contenitore, spesso trascurato, va sempre mantenuto pulito e cambiato con regolarità e, se si indossano le lenti, va evitata l’esposizione all’acqua. Infine, le mani vanno sempre lavate ed asciugate sia all’inserimento che alla rimozione delle lenti. Adottando questi semplici accorgimenti e sottoponendosi regolarmente alle visite di controllo, si abbassano radicalmente i rischi di contrarre infezioni corneali gravi.



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