refrazione

schiascopia di strampelli

A cura di Gennari Lorenzo

Tempo di lettura: 3 min

Benedetto Strampelli, durante il congresso annuale della SOI del 1931, descrisse una metodica di refrazione oggettiva nuova, semplice ed efficace. Nel mondo optometrico questo metodo è forse meno conosciuto, rispetto ad esempio alla schiascopia classica, ma può rivelarsi utile, soprattutto nelle situazioni dove l’autorefrattometro dà valori poco attendibili.


Coniato col nome di Schiascopia di Strampelli, o anche schiascopia statica, questo metodo permette la valutazione oggettiva di difetti sferici e cilindrici, sfruttando il riflesso pupillare di un oftalmoscopio diretto.


Quando illuminiamo a una certa distanza un occhio con questo strumento, è possibile apprezzare che il campo pupillare non è uniformemente rosso, ma presenta una zona di maggiore luminosità e un’ombra. E’ proprio lo studio di questa ombra che ci permette di valutare e quantificare il difetto sfero-cilindrico del soggetto. Ci teniamo a rimarcare come questa metodica debba comunque essere accompagnata da una refrazione soggettiva, con tanto di bilanciamento binoculare; la schiascopia di Strampelli è un’ottima base di partenza per avere un’idea preliminare dello stato refrattivo del soggetto.


A differenza della schiascopia classica il meridiano indagato sarà quello parallelo al manico dell’oftalmoscopio.


Pratica d’esame:

L’esaminatore si pone esattamente a 1 metro rispetto al soggetto esaminato, mentre quest’ultimo guarda una mira posta a 6 metri. Non necessariamente è consigliato eseguire questo esame in condizioni scotopiche, anzi, pupille troppo midriatiche possono comportare sfumature di ombre di difficile interpretazione dovute a irregolarità corneali periferiche.

L’esaminatore posto a 1 metro illumina l’occhio del soggetto con un oftalmoscopio, con una classica mira a spot e con la ghiera sullo zero, e osserva il riflesso nel campo pupillare mentre il soggetto guarda all’infinito.


Arrivati a questo punto si possono presentare 3 situazioni distinte:

  1. Ombra diretta (ombra concorde col manico): il riflesso va a fuoco oltre lo strumento, potrebbe trattarsi di miopia inferiore all’inverso della distanza, di emmetropia o di ipermetropia.

  2. Ombra inversa (ombra discorde col manico): il riflesso va a fuoco prima dello strumento, si tratta di una miopia maggiore dell’inverso della distanza.

  3. Punto neutro (pupilla interamente illuminata): il riflesso va a fuoco sullo strumento, miopia pari all’inverso della distanza, ovvero miopia di 1D.

(Guarda figura)

Nel caso di ombra inversa come detto si tratta sicuramente di una miopia maggiore di 1D, basterà quindi avvicinarsi al soggetto finché l’ombra da inversa non sparirà, generando il punto neutro. La miopia trovata sarà quindi pari all’inverso della distanza ottenuta, distanza sicuramente inferiore a 1 metro.


Nel caso di punto neutro non dobbiamo fare niente, si tratta di una miopia di 1D.


Nel caso invece di ombra diretta andrà fatto un ragionamento in più, l’esaminatore antepone la lente di neutralizzazione di +1.00D e guarda a quel punto come è cambiato il campo pupillare illuminato del soggetto. Anche qua ci saranno 3 possibilità distinte:

  1. Punto neutro, soggetto emmetrope

  2. Ombra diretta, l’esaminatore aggiunge lenti positive finché non trova il punto neutro, a quel punto il difetto riscontrato sarà una ipermetropia pari alla differenza tra la lente del punto neutro e la lente di neutralizzazione (+1.00D), quindi ipermetropia= Lpn-Ln

  3. Ombra inversa, si tratta di una miopia che sta dentro l’intervallo tra 0 e 1 diottria, l’esaminatore quindi procede diminuendo le lenti positive fino a trovare il punto neutro. La miopia trovata sarà pari alla differenza tra la lente del punto neutro e la lente di neutralizzazione, miopia= Lpn-Ln.

(Guarda figura)


Come detto prima, quanto fatto finora riguarda il meridiano verticale parallelo al manico dello strumento, a questo punto bisognerà ruotare il manico di 90° ed esaminare l’altro meridiano, per valutare la presenza o meno di difetti astigmatici. Il riflesso pupillare rimarrà invariato in presenza di difetti sferici, mentre cambierà in presenza di difetti cilindrici.

Solo a livello qualitativo può aiutare dire che la presenza di un’ombra diretta sul meridiano orizzontale sta a indicare un meridiano orizzontale meno refrattivo, quindi saremo in presenza di un astigmatismo secondo regola. Al contrario un’ombra inversa sarà tipica di un astigmatismo contro regola.


La schiascopia di Strampelli può rivelarsi utile anche in qualche situazione patologica. In caso di cheratocono può essere frequente l’individuazione di un’ombra scura all’altezza dell’apice del cono, mentre nei casi di opacità dei mezzi il campo pupillare sarà scarsamente uniforme, con ombre irregolari alternate a aree illuminate altrettanto irregolari.


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