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Alessandro Marcuz

Parlaci del tuo percorso formativo

Il mio percorso formativo dopo la maturità scientifica si è svolto a Padova, dove mi sono laureato prima in Ottica e Optometria nel 2012 e poi in Ortottica nel 2016 con una piccola parentesi a Barcellona all’Università Politecnica della Catalogna gli ultimi 6 mesi durante il corso di Ottica e Optometria. Sono “figlio d’arte” e la passione per questo lavoro mi è stata trasmessa da mio padre: quando è stato il momento di scegliere a quale facoltà iscrivermi non ho avuto grossi dubbi, volevo acquisire sia le competenze legate al mondo dell’Ottica e dell’Optometria, sia lavorare in un ambito più legato alla riabilitazione visiva ortottica e alla diagnostica oculare. Avevo così deciso di intraprendere entrambi i percorsi, nell’ordine in cui poi li ho seguiti. Cerco di tenermi costantemente aggiornato con i numerosi corsi e congressi che vengono proposti e di non smettere di studiare le nuove tematiche che riguardano il nostro settore. Mi piace molto lavorare in ambito pediatrico e mi occupo di problematiche della visione binoculare, training visivo con un'attenzione particolare alla componente visuo-posturale.


Raccontaci la tua esperienza all’estero (erasmus). Com’è vista la figura dell’optometrista, qual è il suo spazio (libertà di lavoro) e in quali ambiti pratica la sua professione (negozio, studio etc)?

L’esperienza dell’Erasmus è stata bellissima, un arricchimento personale ma anche professionale. L’università Politecnica della Catalogna che ha sede a Terrassa, vicino a Barcellona, è molto ben organizzata. Offre agli studenti la possibilità di svolgere tutta la pratica di tirocinio e di ricerca per la tesi nella Clinica appositamente creata vicino al campus principale, cui accedono anche diversi pazienti esterni anche in convenzione con i servizi sociali. A queste persone viene data la possibilità di essere seguite a 360 gradi, partendo dall’esame visivo optometrico (se necessaria la visita oculistica) alla consegna dell’occhiale. Da studente il numero di casi che si possono vedere e toccare con mano è molto alto.

In generale in Spagna la figura dell’Optometrista ha una sua autonomia, oltre a lavorare all’interno delle realtà commerciali e dei negozi, esistono numerosissime cliniche gestite da optometristi e molti lavorano in strutture mediche più strutturate fianco a fianco con l’oculista.


In che modo il percorso universitario di ortottica può arricchire la figura dell’optometrista?

Il percorso universitario di Ortottica arricchisce sicuramente la figura dell’optometrista per tutto quello che riguarda la gestione delle urgenze oftalmologiche, di diagnostica oculare, di visione binoculare anomala secondaria a strabismi o ambliopie. Durante il percorso universitario si dedica molto tempo al tirocinio in tutti gli ambulatori specializzati (es. segmento anteriore, segmento posteriore, elettrofisiologia, ortottica, oftalmologia pediatrica, oncologia oculare, ecc ecc.): si impara a conoscere in questo modo anche tutto il follow up che sta dietro a determinate problematiche che poi vengono riferite nei nostri studi optometrici. Questa credo sia la cosa che più arricchisce chi completa il percorso in Optometria e voglia occuparsene anche dopo la laurea in Ortottica.


Come possono essere conciliate le due figure professionali di optometrista e ortottista?

Attualmente esistono poche realtà in cui sono presenti entrambe le professionalità, ma credo ne esisteranno sempre di più in futuro.

Credo che ci siano moltissime possibilità di collaborazione tra le due figure. Ognuno ha una sua specializzazione ed anche se in qualche ambito ci può essere sovrapposizione di competenze, ci sono sempre molte più possibilità di completarsi. Ad esempio, se un Optometrista durante un’analisi visiva si accorgesse di una problematica legata ad una visione binoculare fragile e non si occupasse direttamente di training visivo optometrico, potrebbe facilmente consigliare una valutazione ortottica con una rieducazione visiva portata avanti dall’Ortottista.


Potrebbe avere senso secondo te unire i due percorsi formativi e creare un’unica

figura professionale, o ritieni utile che rimangano due realtà separate?

Unire i due percorsi formativi e creare un’unica figura professionale sarebbe sicuramente un’utopia che consentirebbe di porre al centro le esigenze dei pazienti.

Va però considerata l’esigenza di non ridurre il bagaglio culturale che si portano dietro il mondo optometrico e quello ortottico ognuno con le sue specificità. Creare un Optometrista o un Ortottista di serie B rispetto alla situazione attuale sarebbe l’errore più grande.

Un’unica figura professionale me la immagino con solide basi di conoscenza della percezione oculare e di refrazione oculare, con specializzazioni in visione binoculare, ortottica e rieducazione visiva da un lato e diagnostica oculare (tutto il campo legato alla profonda conoscenza dei tanti esami strumentali fatti in oftalmologia) dall’altro.

Sicuramente un’unica figura sarebbe di grande aiuto alla classe medico-oculistica che sempre di più si sta specializzando e sarebbe inoltre un ottimo servizio per i cittadini.


L’assistente oftalmologo è da sempre associato più alla figura dell’ortottista, credi che un optometrista non sia sufficientemente preparato per ricoprire questo ruolo?

Credo sia giusto che ognuno ricopra il ruolo per cui è stato formato, almeno nella realtà italiana. Campimetria, elettrofisiologia, fluorangiografia e studio della motilità oculare sono materie approfondite molto bene nel percorso di laurea in Ortottica. Viceversa tutta l’analisi visiva optometrica e la contattologia sono il focus di ogni corso di laurea in Optometria.


Consiglieresti l’approfondimento dell’Ortottica ad un ragazzo che sta uscendo dall’Università di Optometria?

Assolutamente sì e viceversa! Consiglio di non pensare alla laurea in Ottica e Optometria come ad un punto di arrivo ma se ci sono le possibilità, di valutare anche nuovi percorsi. Purtroppo in Italia non c’è attualmente una laurea specialistica dopo la triennale, e i Master o i corsi di Alta Specializzazione che vengono proposti non sono molti.

Molti colleghi decidono di andare a studiare all’estero e questo rappresenta un grande arricchimento culturale per l’Optometria in Italia, perché una volta tornati qui possono portare la loro esperienza clinica ma soprattutto nell’ambito della formazione.