BOOM Stories

Storia deLL'occhialE

A cura di Gennari Lorenzo

Tempo di lettura: 4 min

La BOOM Stories di questo mese è dedicata all’ausilio principe del mondo dell’ottica, annoverato tra le invenzioni più importanti dell’umanità: l’occhiale.

Oggetto che ormai fa parte del nostro quotidiano, che sa unire funzionalità ed estetica, ha una lunga storia alle sue spalle, ed è opinione unanime considerarlo essenziale ed intramontabile.


Oggi lo diamo per scontato, ma per secoli chi aveva un difetto visivo restava impotente di fronte alle limitazioni quotidiane che esso portava. Nell’antica Roma erano i giovani schiavi che erano tenuti a leggere i testi ai loro padroni, Cicerone stesso si lamentava di quanto questa abitudine fosse poco pratica e scomoda. Plinio il Vecchio, filosofo romano, scrive di Nerone che era solito guardare attraverso una pietra verde trasparente durante le lotte dei gladiatori.


Curioso iniziare questa trattazione con un personaggio citato in questo stesso blog due mesi fa, Alhazen. Nella sua opera, poi tradotta in latino nel XIII secolo, ipotizzava la lavorazione di lenti levigate per coloro che avevano disturbi visivi. La sua idea fu concretizzata tempo dopo, ma ebbe comunque il merito di intuire come una sfera di vetro potesse generare un ingrandimento.

All’interno delle comunità monastiche gli scritti di Alhazen riscossero grande successo e curiosità, tanto che nel corso del 1200 alcuni monaci italiani realizzarono la prima lente semi-sferica di cristallo di rocca, una varietà di quarzo totalmente incolore e trasparente. Venne chiamata “pietra di lettura”, e possiamo solo immaginare quanto sconvolse e migliorò la vita all’interno delle diocesi; di punto in bianco gli studiosi avevano a disposizione un oggetto ingrandente da utilizzare nei librarium dei monasteri.

Una nota curiosa, nella sua magnum opus Umberto Eco parla di occhiali, di come tra i monaci questo ausilio fosse ancora poco conosciuto: “...ti voglio mostrare un’opera dei giorni nostri di cui mi onoro di possedere un utilissimo esemplare. Mise le mani nel saio e ne trasse le sue lenti che lasciarono stupito il nostro interlocutore. Nicola prese la forcella che Guglielmo gli porgeva con grande interesse: Oculi de vitro cum capsula!...”.


Queste pietre di lettura cambiarono radicalmente la vita di tutti i presbiti dell’epoca, o quantomeno quella degli ecclesiastici e degli eruditi, ma bisogna spostarsi a Venezia per iniziare a intravedere la creazione di un occhiale come lo conosciamo oggi. Fu proprio nella piccola isola di Murano, celebre per le sue vetrerie, che la produzione di lenti era già ampiamente presente nel corso del XIII secolo. I segreti della lavorazione del vetro erano tenuti segretamente custoditi, tant’è che ai mastri vetrai di Murano era fatto divieto di lasciare l’isola. Le fornaci di Murano divennero rapidamente celebri in tutta Europa, in quanto soltanto lì era possibile produrre il vetro bianco necessario per fini ottici.


A cavallo tra il XIII e il XIV secolo i mastri vetrai di Murano misero in opera qualcosa di rivoluzionario, riuscirono a molare due lenti convesse e ad incastonarle in due cerchi di legno, tenuti insieme da un rivetto. Fu così che nacquero i primissimi occhiali, erano sprovvisti di astine, non avevano niente che li teneva saldi dietro le orecchie, e il portatore doveva tenerli fermi sul naso con una mano.

La prima prova documentata la troviamo a Treviso, all’interno della Sala del Capitolo del convento domenicano della chiesa di San Nicolò. Tommaso da Modena, pittore del XIV secolo, eseguì un ritratto del cardinale Ugone di Provenza, dove si vede limpidamente il cardinale intento a leggere con sul naso un paio di occhiali.

Col passare del tempo vennero fatte migliorie e modifiche dei materiali, i cristallieri modificarono il segmento di giunzione a ravetto con un arco, e si iniziò a usare più diffusamente il piombo al posto del legno. L’aggiunta delle aste che poggiano sulle orecchie la troviamo per la prima volta in un dipinto del pittore fiammingo Pieter Brueghel il Vecchio nel 1564, in questo modo l’occhiale pince-nez venne definitivamente messo da parte. Nel frattempo materiali tra i più disparati venivano utilizzati per le montature, e l’occhiale divenne rapidamente anche mezzo di sfoggio e di ostentazione tra i più facoltosi, non mancavano montature di guscio di tartaruga, di corno, o addirittura montature ottenute coi fanoni delle balene.


Nei secoli successivi venne gradualmente migliorato il comfort dell’occhiale, con un ponte che aderiva bene sul naso e delle astine provviste di un anello metallico che favoriva un’aderenza più confortevole intorno alle orecchie.

Degno di menzione Benjamin Franklin, che nel 1784 creò le prime lenti bifocali, conosciute non a caso come “occhiali Franklin”.


Per secoli, dalla loro invenzione fino al XIX secolo l’occhiale era costituito da lenti convesse, e il loro utilizzo era appannaggio dei presbiti, questo contribuì enormemente ad allungare l’età lavorativa di tutti coloro che necessitavano di una buona messa a fuoco nelle attività prossimali. E’ soltanto nel corso del 1800, parallelamente alle nuove scoperte nel campo della fisica ottica, che gli oftalmologi dell’epoca iniziarono a prescrivere lenti oftalmiche per correggere tutti i difetti visivi.


Come ogni mese questo breve articolo di facile lettura vuole solo solleticare la curiosità del lettore, le BOOM Stories cercano di essere scevre da troppi tecnicismi, e cercano piuttosto di mettere in piedi un piccolo resoconto storico e culturale.