Contattologia

FILM LACRIMALE E LAC

Struttura del film lacrimale

Il film lacrimale è uno strato liquido dalla struttura relativamente complessa e dalle funzioni altamente specializzate.

In generale da un punto di vista biofisico per film si intende un sottile strato di liquido che può reggersi su una parete verticale senza un apprezzamento flusso gravitazionale, il film lacrimale rientra nei termini di questa definizione.

Il film lacrimale è una struttura organizzata che ricopre la congiuntiva palpebrale, bulbare e corneale. A scopo descrittivo può essere diviso in base alla sede in quattro parti:


  1. Film della congiuntiva palpebrale

  2. Film della congiuntiva bulbare

  3. Menischi lacrimali

  4. Film precorneale


In condizioni normali il film lacrimale risulta limitato anteriormente da uno strato lipidico che inizia con una linea di grassi depositati sui margini palpebrali, questa linea di materiali idrofobi costituisce un confine difficilmente valicabile da parte del liquido lacrimale cosicché in condizioni normali questo non deborda sulla superficie cutanea palpebrale.


La componente acquosa della secrezione lacrimale proviene per la massima parte dalle ghiandole lacrimali. Il muco, che dopo l’acqua è la componente quantitativamente più importante, viene prodotto dalle cellule caliciformi presenti negli epiteli congiuntivali. Il sottile strato lipidico che galleggia sul film lacrimale è prodotto dalle ghiandole di Meibomio che si trovano nelle palpebre. Il film lipidico dai bordi palpebrali si estende su tutta la superficie esposta del film lacrimale a impedirne l’evaporazione.

Le funzioni del fil lacrimale sono molteplici:


  1. Ottica

  2. Metabolica

  3. Pulizia

  4. Lubrificazione

  5. Difesa


L’osservazione clinica dimostra che, se l’ammiccamento viene impedito, lo spessore del film lacrimale perde la sua continuità e dopo circa 15’’-45’’ si formano delle zone di secchezza da rottura del film lacrimale. Durante questa esposizione all’aria, lo spessore del film si riduce di circa il 10% per evaporazione della sua componente acquosa. Tale riduzione di spessore non sembra però sufficiente per giustificare la rottura del film, questa è verosimilmente dovuta al fatto che durante questo periodo porzioni della superficie corneale divengono nuovamente idrofobe determinando la rottura del film.

La rottura del film lacrimale può essere ricondotta alla successione di 2 eventi:


  1. Irregolarità nella distribuzione del film lipidico superficiale determinano zone di maggiore evaporazione e maggior assottigliamento localizzato del film

  2. Questi assottigliamenti della parte acquosa consentono la migrazione profonda di alcune molecole lipidiche alterando lo stato di mucina che, pertanto perde la propria idrofilia e determina la rottura del film lacrimale.

Interazione film lacrimale lente a contatto

La lente a contatto, una volta applicata è in grado di alterare sia l'integrità, la composizione che la stabilità del film lacrimale, che a sua volta influenzerà la qualità della visione.

Quando una lente a contatto viene posizionata sull'occhio il film lacrimale si divide in due strati, lo strato più esterno che si sovrappone alla lente, viene chiamato film lacrimale pre-lente, e lo strato tra la superficie posteriore della lente e la cornea come film post-lente [1].

Lo strato pre-lente, misurato tramite interferometria, risulta essere di circa 2μm, mentre lo spessore post-lente circa 1-3μm, chiaramente il valore varia a seconda del design del materiale e della tecnica applicativa [2]. Pertanto, il film lacrimale pre-lente è di circa metà dello spessore del film pre-corneale in assenza di lenti a contatto (Fig 2).

In senso più generale, la presenza della lente a contatto nel film lacrimale provoca, in seguito ad un iniziale ispessimento dello strato acquoso, [3], la formazione di uno strato lipidico con spessore stimato di circa 15 nm [4]. Lo strato lipidico formatosi viene sempre, in misura maggiore o minore, destabilizzato dalla lente a contatto e dipenderà dall’affinità della componente polare dello strato con la superficie della lente a contatto [5], dalla composizione lipidica del portatore, dal materiale della lente e dal tempo di permanenza della lente stessa [6]. (Fig 3).

Lo strato acquoso pre-lente, composto da acqua, proteine e muco libero, perde i suoi rapporti sia con lo strato mucoso del film sottostante, sia con il glicocalice e le mucine degli epiteli corneale e congiuntivale. Questo strato è la porzione che tende ad evaporare più rapidamente e viene rimpiazzata sistematicamente dall’acqua presente nella composizione della lente a contatto. Tale aumento di evaporazione fa sì che la destabilizzazione dello strato acquoso sia repentina, causando discomfort e zone di secchezza [7].

Inoltre, l’evaporazione della parte acquosa, può influenzare i livelli di minerali disciolti in esso e portare a variazioni ioni-specifiche nella concentrazione di elettroliti, creando la formazione di depositi superficiali (Fig.4).

Il menisco post lente, invece, è rappresentato, principalmente, dallo strato acquoso e da quello mucinico ed è a diretto contatto con il complesso glicocalice degli epiteli corneale e congiuntivale. In virtù di ciò il menisco, post lente, è più stabile di quello pre lente, ma tende a ricambiarsi più difficilmente, e meno frequentemente e dipenderà dal materiale e dalla geometria di lente in uso. Quando applicata, la lente a contatto diminuisce la secrezione di muco prodotta dalle ghiandole congiuntivali. Esistono, a questo proposito, studi clinici contrastanti e non conclusivi. A tal proposito, alcuni studi hanno messo in evidenza un aumento della secrezione di muco dalle cellule epiteliali della congiuntiva tarsale ma, altri studi evidenziano una diminuzione della mucina in portatori di lenti a contatto. [8], [9]. La letteratura scientifica concorda sul fatto che, l’utilizzo di lenti a contatto provochi un assottigliamento a livello del glicocalice dovuto alla compressione e all’attrito della lente, e ad un più lento ricambio lacrimale post lente (morbide 30 min). [10], [11].

Bibliografia:

  • [1] Nichols JJ, King-Smith PE. Opht. Vis Sci. 2004

  • [2] Nichols J.J., King-Smith P.E.; Invest Opht. Vis. Sci, 2013

  • [3]Craig J.P., Willcox M.D., Argueso P. et al., Invest. Opht. and Visual Science, 2013

  • [4] Rohit A., Willcox M.D; Opt.and Vis.Sci.; 2014

  • [5] Nichols J.J., Nichols, et Al. K. Opt. and Vis. Sci.; 2002

  • [6] M. Guillon et Al., Contact Lens and Anterior eye,2017; Mann A., Tighe B., Experimental Eye Research, 2013

  • [7] Craig J.P., Willcox M.D., Argueso P. et al., Inv. Opht. and Visual Sci.; 2013

  • [8] Yasueda S., Yamakawa K., Nakanishi Y., Kinoshita M.,Journal of Pharmaceutical and Biomedical Analysis, 2005

  • [9] Berry M., Purslow C., Murphy P.J. Cornea; 2012

  • [10] Fukui M., Yamada M., Akune Y., Shugeyasu C., Tsubota K.; Current Eye Research; 2016

  • [11] Latkovic S., Nilsson SE., CLAO J, 1997


cura di Musolino Domenico